"Le
mie ipotesi su Sovereto di Terlizzi quale probabile sito dei cavalieri
templari hanno destato, fortunatamente, un certo dibattito tra gli
studiosi. Ho collaborato alla realizzazione di un documentario, articoli
e siti internet hanno riportato alcune mie affermazioni; tra gli altri,
il portale dei Templari francesi ha pubblicato un resoconto sulla mia
relazione al convegno di Sovereto del 2007.
(in portale:
Ordre des Templiers, Chevalerie et Valeurs de France,
http:
nonnobisdominenonnobissednominituodagloriam.unblog.fr/2008/03/18/la-maisonnataledejacquesdemolay
Non
sono mancate le critiche, tutte preziose per l'arricchimento di un'ardua
ricerca che non ho ancora terminato.
Mi
hanno stupito, invece, le reiterate ingiurie scagliatemi da parte di un tale
Ricci, che si definisce ‘giovane studioso del Medioevo', e che sta
promuovendo un suo libro sui templari in Puglia.
Costui,
pur non avendo il coraggio di fare apertamente il mio nome, riferendosi alle
mie tesi su Sovereto templare, continua a tacciarle di scarsa serietà e di
improvvisazione, per il sol fatto che le sue idee non collimano con le mie.
Mi attribuisce errori che non ho commesso, citando affermazioni che invero
non ho mai formulato, almeno nei termini che lui mi attribuisce (non è dato
sapere donde le abbia estrapolate).
Sostiene
che io avrei errato, riportando la tesi del Marinelli, peraltro confermata
dal Bramato (autorevole studioso, da lui definito ‘superficiale') in tempi
recenti, del trafugamento dell'icona mariana da Corsignano a Sovereto ad
opera di un manipolo di cavalieri templari.
Salvo
poi ammettere egli stesso, candidamente:
Purtroppo
su Sovereto la documentazione è piuttosto lacunosa. La querelle su Sovereto templare o meno nasce
alla fine del secolo XIX tra due storici Terlizzesi, il Marinelli
pro-templare e il De Giacò anti-templare. Il primo invoca una leggenda,
giunta in una cronaca medievale, secondo la quale i Templari di Sovereto si
sarebbero recati al casale di Corsignano, nell'agro di Giovinazzo, per
involare l'icona della Madonna portata in quella località dal crociato franco
Gereteo da Edessa intorno al 1187. Il furto da parte dei Templari dovrebbe
essere quindi avvenuto dopo tale data. A seguito di terremoti verificatisi
dopo il sacrilego furto, i Templari riconsegnarono l'icona della Madonna agli
abitanti di Corsignano.
(http://www.triggianodemocratica.info/cultura/eventi-e-contributi/116-la-verita-sui-templari-in-puglia-e-a-triggiano-terza-parte.html
Il
giovane studioso afferma sicuro che i Templari a Sovereto non ci sono
mai stati e che lui è d'accordo con tutti coloro, per finire col Valente, che
hanno da sempre negato il loro passaggio da Sovereto.
La tesi del giovane, in sede universitaria sarebbe definita di tipo
meramente compilativo e nulla aggiungerebbe di nuovo al dibattito, se non
tirasse fuori dal cilindro un documento nell'archivio di Molfetta, di
cui omette peraltro di fornire gli estremi, secondo cui già nel
1309, sarebbe avvenuto il passaggio dei beni dai Templari ai Giovanniti.
Ebbene,
questo documento, qualora esistente e conforme, non farebbe altro che
confermare il dato acquisito che i Giovanniti siano stati a Sovereto.
Ma
nulla toglierebbe alla possibilità che i cavalieri del tempio - e non i
canonici regolari del templum Domini -, li abbiano preceduti, dislocandosi a
Sovereto nel periodo compreso tra il 1187 e il 1309, come io sostengo.
Il
giovane studioso, riporta imprecisamente, forse traendola da frammentari
resoconti di terzi, la mia tesi fondamentale, che qui tento di sintetizzare
onde evitare ulteriori fraintendimenti:
Occorre
rivalutare le testimonianze artistiche di Sovereto come linguaggio simbolico
e come strumento di investigazione storica. Dette testimonianze artistiche
corrispondono a quelle presenti in altri siti dei pauperes milites christi.
In
particolare, la formella di madonna con bambino, ora posta sull'arcata
d'ingresso al santuario, e le porzioni di affresco ancora visibili nella
chiesa di Maria Santissima di Sovereto presentano simbologie
omologhe a Montsaunès in Francia nella commanderia
templare, unanimemente riconosciuta come tale. Doveva trattarsi
di un ciclo che adornava tutta la chiesa di Sovereto, quindi di una certa
importanza. Gli affreschi superstiti si riferiscono ad un tema cosmologico e
ad una sorta di mappa astrale che possiamo ritrovare anche in altre sedi
templari accertate, come San Bevignate a Perugia o Cressac sur Charente in
Francia, che esprimono la concezione della natura posseduta dai cavalieri,
probabilmente appresa attraverso i contatti con la cultura islamica.
Tali
corrispondenze costituiscono una prova semiologica e iconografica della
presenza templare a Sovereto.
In
merito alla questione innovativa della mia tesi, il giovane aspirante storico
di professione nulla ha sinora obiettato.
Difficile
obiettare, quando è ormai possibile a tutti tramite Internet, accedere ai
siti dei luoghi da me citati, confrontarne le immagini con i reperti di
Sovereto, oppure acquistare la bella monografia del Curzi sulla pittura
templare, per verificare con i propri occhi le stringenti somiglianze, da me
evidenziate, tra i cicli di affreschi di Montsaunes, Cressac e San Bevignate
e le purtroppo esigue persistenze pittoriche di Sovereto.
Perché
dunque tanto ingiustificato livore? Chi c'è dietro il giovane studioso, che
afferma di possedere la “verità sui Templari In puglia†e che dichiara che per lui storico è
solo chi lo fa di professione? Salvo poi ammettere che la sua professione è
la statistica…
Occorre
ricordargli che non esiste la professione dello storico e che non esistono
certezze quando si studiano eventi così lontani nel tempo.
Qualcuno
teme che l'iconologia e la critica d'arte rubino il mestiere agli
storici? O, forse, qualche autorevole accademico si è adombrato nel capire
che gli era sfuggito il senso di un messaggio che gli era sempre stato
davanti senza che se ne accorgesse?
E'
giusto tacciare di esoterismo (nell'accezione negativa del termine) chiunque
si occupi di templari senza appartenere a una scuola accademica?
Interrogativi
inquietanti, che ci inducono a preferire che gli insulti del giovane studioso
siano stati ispirati solo dal desiderio di farsi facile pubblicità ,
cavalcando a contrario un argomento
di successo.
Credo
che il miglior storico sia colui che riesce a osservare e confrontare i
documenti e le immagini che i nostri predecessori ci hanno tramandato, senza
pregiudizi né certezze precostituite.
Auguro
al mio giovane detrattore di diventare questo tipo di storico.
Ciò
che più conta, ribadisco che gli affreschi di Sovereto, Templari o Giovanniti
che siano, rappresentano un frammento di un discorso che riguarda la storia
europea nel Medioevo e non possono essere lasciati nell'attuale stato di
abbandono, particolarmente quelli dell'abside. Urge il restauro e la
valorizzazione di questo patrimonio della Puglia, che nel Medioevo fu una
delle più importanti province templari ma, soprattutto, la porta d'accesso al
Vicino Oriente.
Bari,
14 dicembre 2011
enzo varricchio
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