E D U C A R T E

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“Solo l’artista capace di intrattenere con i personaggi da lui creati un rapporto umano e con gli uomini con cui vive un rapporto artistico è in grado di condurre un’esistenza pura e di compiere, al contempo, un lavoro artistico senza macchia”. Arthur Schnitzler

Educare alla creatività: il modello di un’arte utile

di Enzo Varricchio

Arte per l’Infanzia.
L’espressione artistica e l’educazione infantile sono in rapporto biunivoco in questa esposizione. L’iniziativa si basa sulla collaborazione fattiva tra artisti di professione e bambini. Non è la prima volta che pittori e scultori si confrontano col mondo dell’infanzia e con lo “sguardo innocente”. Si ricordino le fulgide esperienze di grandi come Kandinsky, Mirò, Klee, Haring. E’ però questa la prima occasione in cui artisti riconosciuti interagiscono con i bambini nella progettazione e realizzazione di manufatti destinati a divenire autentiche opere d’arte. A tal fine, si sono tenute decine di laboratori creativi nelle scuole materne ed elementari del territorio barese, che hanno visto impegnati venti maestri di diverse tendenze, sul tema dei quattro elementi primordiali. L’esposizione presenta i risultati concreti di questi laboratori, unitamente a piccole “personali”, allestite allo scopo di consentire al pubblico di apprezzare il valore dell’équipe di artisti prescelti. Oltre che alla fruizione passiva delle opere realizzate nei laboratori, i visitatori sono altresì invitati alla partecipazione diretta ad un evento in continuo divenire, costituito da una mostra interattiva, dal titolo “Athanor”. Nel corso di quest’ultima, il pubblico potrà interagire con le installazioni, modificarle, entrare in contatto ludico con esse, divenire protagonista dell’evento anziché semplice fruitore passivo.

 

A nessuno sfugge l’importanza strategica che il settore dell’educazione assume nella società contemporanea. Le nuove generazioni devono essere adeguatamente preparate al rapido mutamento degli scenari, a saper continuamente navigare lungo le rotte tracciate dall’innovazione tecnologica, senza smarrire la stella polare costituita da un solido tessuto di valori positivi e concreti cui ancorarsi. La scuola italiana, pur avendo delineato sotto il profilo teorico i modelli epistemologici di riferimento, individuando nella creatività una delle chiavi di volta del suo nuovo progetto educativo, non è riuscita sinora a concretizzare quanto teorizzato.
La creatività, in quanto capacità di escogitare soluzioni diverse allo stesso problema e soluzioni analoghe a problemi differenti, è figlia della libertà e madre dell’invenzione, della scoperta. E’ il magico fluido in cui si muovono sia l’attività razionale che quella immaginativa, il carburante, vivo e fecondo, di ogni avanzamento delle idee. Essa cresce progressivamente, con l’età. E’, perciò, di fondamentale importanza educare i giovani ad apprezzare e ad utilizzare precocemente tale essenziale modalità cognitiva. A dire il vero, secondo gli esiti di una recente ricerca, i bambini italiani sarebbero i più maleducati ed aggressivi d’Europa ma, al contempo, i più dotati proprio sotto il profilo della creatività e dell’ingegno. Spesso, tuttavia, col crisma e in nome di una sedicente educazione alla creatività, si celano mere attività ludiche o psicopedagogiche, se non addirittura vere e proprie speculazioni economiche, che poco o punto hanno a che vedere con l’ambizioso obiettivo di abituare i giovanissimi discenti ad una visione globale dei problemi e ad una loro valutazione eclettica.
L’arte, con la sua logica divergente, con il suo “pensiero laterale”, con il gusto per l’intuizione e la scoperta, con la sua connaturata tendenza alla valorizzazione delle diversità, è la migliore manifestazione dell’intelligenza creativa - pur non riducendosi esclusivamente ad essa -, nonché, grazie all’uso dei colori, rappresenta il linguaggio elettivo ed empatico di un dialogo aperto col mondo infantile, in cui non ci sono mai vincitori né vinti, in cui i maestri sono disposti a mutarsi in allievi. Insomma, gli artisti sono i partner ideali per l’educazione dei bambini.

Lo scambio, come detto, deve essere reciproco. Ma che cosa può apprendere un artista maturo dal confronto con la mentalità dei fanciulli, che cosa ci guadagna? La soluzione del quesito comporta una riflessione attenta sul ruolo attuale e futuro che l’arte è chiamata a svolgere. In un paese come l’Italia, che fonda la propria storia e parte della propria economia sul patrimonio artistico più pingue del mondo, l’artista resta oggi del tutto escluso da una vera e propria funzione sociale (e la situazione non è migliore a livello europeo!). Lo dimostra la mancanza di un riconoscimento del suo status e di uno statuto dei suoi diritti e doveri, di una tutela giuridica efficace per le sue opere, di una politica economica idonea a favorire l’aumento della domanda di opere d’arte. L’artista contemporaneo è stato troppo a lungo strumento docile nelle mani di critici e galleristi. Egli avverte così, in modo prepotente, il bisogno di infrangere le barriere che si frappongono tra lui e il pubblico, di solcare nuovi territori, di uscire dai luoghi tradizionalmente deputati all’arte, per giungere a lavorare negli ospedali e nelle carceri, tra i bambini e tra gli anziani, mobilitando borghi e quartieri intorno ad imprese collettive di duratura efficacia. Si afferma progressivamente il modello di un’arte leggera, fruibile e, soprattutto, socialmente utile, di cui EDUCARTE costituisce un esempio. Nel corso della manifestazione, gli artisti hanno potuto sentirsi davvero “maestri”, imparando a semplificare i concetti talora troppo cerebrali o pindarici dell’arte, che allontanano i neofiti, e sperimentando insieme ai piccini soluzioni alternative per gli antichi e nuovi dilemmi. Le opere prodotte testimoniano dell’elevato livello qualitativo del lavoro svolto, dimostrando che gli artisti hanno saputo ritrovare in se stessi quello sguardo da fanciulli, di pascoliana memoria, che è alla base di molti grandi capolavori.


 

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